"Benessere sociale,benessere personale" intervista al professore Leonardo becchetti di Camilla Aga (2)
Il professore Becchetti e' un economista italiano. Dal 2006 è professore ordinario di Economia politica presso l'Università di Roma Tor Vergata.Ho avuto il piacere di ricevere dal professore degli approfondimenti su un argomento di esame di terza media "Benessere sociale, Benessere personale" e, approfitto della sua disponibilita' per rivolgergli delle domande .
Professore,Lei è un economista e,oltre alle altre attività, cura un blog La felicità sostenibile, il blog su Repubblica.it. Nella mia idea di tredicenne un economista è razionale mentre la felicita' è uno stato d'animo.Che relazione c'è tra economia e felicità?
L’economia nasce come scienza sociale con l’obiettivo di aiutare le persone a realizzare il massimo benessere e alle società di creare le condizioni perché questo avvenga. L’economia tradizionale ha chiamato questo benessere utilità e ha pensato che la massima utilità dipendesse dal denaro e dalla quantità e qualità dei beni che potevano acquistare. Aveva senso in un mondo di povertà estrema e diffusa dove l’umanità doveva ancora emanciparsi dal bisogno. Oggi che siamo pieni di beni di consumo ci rendiamo conto che la felicità è qualcos’altro. Non si raggiunge solo con la soddisfazione di bisogni materiali.
Nei suoi articoli spesso parla di generatività : in che senso (uso alcuni suoi termini) "la generatività" è un "altro miglio" per la felicità?
E’ l’ultimo miglio della felicità. In tanti anni di studi e avendo visto centinaia di migliaia di dati e tantissimi lavori di ricerca mi sono reso conto che la variabile di sintesi che spiega la felicità è la generatività. Le persone sono felici se sono generative, ovvero se la loro vita serve, è utile, ha effetti positivi su altri esseri umani. Più è così più si è generativi. Le due frasi più belle per capire la generatività sono quelle di Antonio Genovesi e John Stuart Mill che riporto di seguito
- Fatigate per il vostro interesse, niuno uomo potrebbe operare altrimenti, che per la sua felicità sarebbe un uomo meno uomo: ma non vogliate fare l’altrui miseria, e se potete e quando potete studiatevi di far gli altri felici. Quanto più si opera per interesse, tanto più, purchè non si sia pazzi, si debb’esser virtuosi. È legge dell'universo che non si può far la nostra felicità senza far quella degli altri”” (Genovesi, Autobiografia e lettere, p. 449)
- Sono felici solamente quelli che si pongono obiettivi diversi dalla loro felicità personale: cioè la felicità degli altri, il progresso dell’umanità, perfino qualche arte, o occupazione perseguiti non come mezzi, ma come fini ideali in se stessi. Aspirando in tal modo a qualche altra cosa, trovano la felicità lungo la strada.” (John Stuart Mill).
Quindi cosa ci rende felici?
Gli americani usano due parole “effortful engagement” (impegno che richiede sforzo). La felicità è un po' faticosa. Per essere felici bisogna alzarsi dal divano. Sta lì la difficoltà altrimenti sarebbe troppo facile. La via della felicità non è mai in discesa è una strada leggermente in salita. Per essere felici bisogna mettersi in gioco
Lei afferma che oggi la felicità si misura ,perchè oggi ? cosa è cambiato rispetto al passato ?
Abbiamo tantissime indagini in tutto il mondo che chiedono agli intervistati, assieme a tante altre domande su reddito, istruzione, stato familiare, ecc. se sono felici. Le domande sulla felicità sono in genere quattro. Una chiede se le persone sono soddisfatte della loro vita (da 0 a 10 in genere) altre due se nelle settimane mesi precedenti hanno avuto momenti di tristezza, depressione o di gioia e per quanto tempo. L’ultima domanda è se la loro vita ha un senso. Questi dati si incrociano con tutti gli altri e siamo pertanto capaci poi di dire quali sono i fattori più importanti che spiegano la felicità delle persone
I miei professori hanno formulato 5 tracce di esame: "benessere sociale,benessere personale";"da sudditi a cittadini.La Costituzione come garanzia dei diritti di tutti";"sostenibilità ed economia circolare";"differenze di sviluppo e movimenti migratori ";" l'evoluzione del pensiero scientifico e tecnologico". All'inizio mi sembravano argomenti disconnessi tra di loro ,ma, dopo aver letto alcuni suoi articoli mi sembra di trovare un legame ,un filo conduttore che puo' essere la parola chiave "felicità". Felicità come benessere sociale e personale,felicità mi sembra di aver letto che è un diritto,la ricerca della felicità è un motivo dei flussi migratori,l'uomo ha sviluppato il pensiero scentifico e tecnologico per raggiungere la felicità .Lei cosa ne pensa?
L’uomo è un cercatore di senso ed è felice e soddisfatto se la sua vita è ricca di senso. La costituzione nell’articolo 3 uno dei più belli, dice che è compito della Repubblica creare le condizioni affinchè tutti possano realizzare la propria vita (rimuovendo ostacoli e creando pari opportunità). Anche se la ricerca della felicità non è citata esplicitamente come nella costituzione americana, quella italiana parla della felicità in modo molto più bello. Hai ragione quando dici che i flussi migratori nascono quando il costo, la fatica, i rischi e le sofferenze che derivano dall’abbandonare il proprio luogo natale in cerca di fortuna sono compensati da una differenza di felicità molto forte. Quando verranno meno questi divari le migrazioni cesseranno. E la scienza e la tecnologia ci possono risolvere molti problemi (si pensi alle cure sempre migliori per tante malattie) creando le condizioni per una maggiore felicità a patto che non perdiamo di vista il fatto che la tecnologia è un mezzo e non un fine. Il fine della nostra vita è la ricerca della felicità attraverso la generatività
Quale messaggio desidera lanciare a noi ragazzi di terza media che ci accingiamo a preparare e ad affrontare l'esame?
Il messaggio è quello di studiare, approfondire, essere curiosi. Tutto nasce dai desideri. La causa maggiore di quel fenomeno triste dei giovani che non lavorano né studiano (i NEET, sono tantissimi in Italia) è che non hanno saputo maturare un desiderio che ha motivato la fatica e lo sforzo di dover apprendere e risalire la scala del talento.
Un secondo messaggio però è quello di sviluppare le doti umane che oggi tutti chiamano soft skills e sono considerate le cose più importanti anche in prospettiva lavorativa. Dobbiamo imparare ad essere resilienti (a rialzarci dopo un evento negativo), saper parlare in pubblico, essere bravi nel risolvere problemi, conoscere i segreti delle relazioni umane ed essere bravi a lavorare in squadra con altre persone. Generosità e virtù sociali non si imparano solo sui libri. Una parte essenziale della crescita dei ragazzi (così è stato per me) è nella vita associativa e nel volontariato.
Se poi si ha il dono della fede religiosa si ha un grandissimo aiuto e sostegno per la vita che contribuisce fortemente alla sua ricchezza di senso.
Noi giovani siamo il futuro ,qual e' il suo augurio ?
Il mio augurio è che non scendiate alla prima fermata della vita ma siate esigenti verso voi stessi. E che non seguiate il criterio del maggior denaro per scegliere cosa fare nella vita. Scegliere qualcosa solo perché si guadagna di più è una causa sicura di infelicità. Dovete scegliere dei percorsi che vi possano portare ad avere una vita generativa, non importa se sacrificando parte del guadagno monetario. Ai ragazzi quando vado a parlare nelle scuole dico sempre che hanno bisogno di due cose: un orizzonte (da cui nasce un desiderio di muovere verso di esso) e una piccozza. L’orizzonte dovrebbe essere quello della generatività della propria vita. La piccozza deve ricordarci che nessuno, soprattutto nella società di oggi che sembra fatta apposta per non aiutare i giovani, vi stende un tappeto rosso. Dovete farvi strada con una dura gavetta e a colpi di piccozza per scavarvi la vostra via verso la felicità
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