Vittorio Emanuele ,Il padre della patria studiato come uomo e come re di Paolo Valera
Per conoscere meglio la figura di Vittorio Emanuele vi invito a leggere il libro "Il padre della patria studiato come uomo e come re" di Paolo Valera
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In questo libro Valera ci rende una fotografia dell’Italia della seconda metà dell’Ottocento mettendo in risalto abitudini e contraddizioni di chi creò la nostra nazione.
È un dato di fatto, la storia viene scritta dai vincitori. Sua Maestà Vittorio Emanuele II “il Padre della Patria” è un uomo leggermente diverso da quello che si trova nei principali testi scolastici.
L’abile penna di Paolo Valera, raccogliendo testimonianze di prima mano da persone a conoscenza dei fatti, riporta i tratti dell’uomo dietro l’etichetta regale.
A lui non interessava molto fare della penisola italiana un unico regno; ne è un esempio lampante il suo comportamento con Garibaldi che non vedeva di buon occhio, tanto da consegnare un ordine d’arresto se, durante la navigazione verso Messina, avesse osato attraccare in Sardegna; fino allo scontro a fuoco (con i bersaglieri) sull’Aspromonte dove, come recita una famosa ballata, fu ferito ad una gamba; però in pubblico lo paragonava allo Spirito Santo, Cavour era il Padre e lui (S.M.V.E.II) il Figlio, arrivato a redimere il popolo italiano.
Diceva di essere un fervente cattolico e di avere un legame particolare con la Santa Sede; ma in pratica il suo rapporto con il Santo Padre, nonostante la fitta corrispondenza, era piuttosto teso.
Paolo Valera ci lascia anche uno squarcio di vita del Conte di Cavour conosciuto come uno dei principali autori dell’unità d’Italia; anche lui però non sfuggì alla sua severa penna che ne riportò il lato più impopolare: da quello di affamatore del popolo piemontese, alla partecipazione alla cessione di Nizza e Savoia ai francesi provocando l’indignazione generale del popolo piemontese. Lo stesso Garibaldi si infuriò tanto da presentarsi alla Camera vestito da garibaldino ed inveì verso di loro dicendo che con quest’atto lo avevano reso straniero in patria!
Naturalmente un capitolo ci riporta nell’ambiente della “bella Rosina” che il re vedovo sposò con nozze morganatiche. Valera racconta anche la nascita del “mausoleo” della “Bela Rosina” la cui tormentata storia si è protratta fino ai giorni nostri, tra profanazioni, vandalismi, riti satanici e finalmente la destinazione d’uso per attività culturali.
Sinossi a cura di Raffaele Fantazzini
Dall’incipit del libro:
Con la decadenza della democrazia avida di ricchezze e di onori e con l’alto garibaldinismo monarchizzato, Vittorio Emanuele II è morto Padre della Patria, il 9 gennaio 1878, un mese prima di Pio IX. L’incarico di epigrafare il defunto è toccato a Michele Coppino, il quale ha aggiunto queste parole: «Italia, con orgoglio di madre, con dolore di figlia prega al Gran Re che fu cittadino fedele e soldato vittorioso l’immortalità dei giusti e degli eroi». Non è mai stata condensata tanta ipocrisia in così poche parole. Per le masse era morto il re del periodo della tassa sulla fame, il re sleale, il re spendaccione, il re donnaiuolo, figlio di un padre più donnaiuolo di lui, il re ingrato che aveva riempito le carceri di politici, il re papista e bibbiolatra, il re cacciatore, il re che si è fatto pagare con ingenti somme l’Italia. Una ch’egli ha osteggiata e ha dovuto vedere compiuta, malgrado le sue tergiversazioni, le sue negazioni e le sue procrastinazioni. Il grido di dolore che ha fatto tanto chiasso intorno alla sua vita e che lo ha reso quasi sacro, gli è stato suggerito da Cavour, come altre frasi dello stesso discorso appartenevano a Napoleone III. Era un grido di dolore artificiale.
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