Donne che hanno contribuito all'Unità d'Italia-Enrichetta Caracciolo di Camilla Aga
Durante una passeggiata con i miei genitori nel centro di Napoli,mi sono imbattuta in un edificio che ha colpito la mia attenzione:il Monastero di San Gregorio Armeno.L' ingresso al Monastero avviene attraverso un portale a bugne alterne di marmo e piperno.Una strana sensazione tra curiosità e timore mi ha portato a varcare l'ingresso e a salire l’ampio scalone scoperto,costituito da trentatre gradini.In cima c'è una seconda porta con ai lati le ruote in bronzo in cui le madri abbandonavano i neonati.Subito dopo la porta,si apre un corridoio che da su un bellissimo chiostro. Qui mi è venuta incontro una donna che si è offerta di farmi da guida nel Monastero.Non ricordo il suo nome ma Le sono grata perchè mi ha raccontato l'affascinante e misteriosa storia del Monastero e della Chiesa di San Gregorio Armeno.Secondo alcuni è proprio in questo convento che sarebbero state create alcune delle più golose ricette partenopee come le sfogliatelle ricce,anche se la guida mi ha confessato che le suore benedettine avevano conosciuto questi dolci dalle suore francesi.Le monache che qui vivevano in clausura erano nobili;il monastero,infatti, era luogo simbolo del prestigio politico di alcune famiglie ancora oggi conosciute : Pignatelli, De Sangro, Caracciolo, Spinelli....Per queste famiglie la vita monastica era un rifugio per le figlie vittime della dura legge del maggiorascato,anche se ci furono alcuni casi di sincera devozione.
La guida si è soffermata a parlarmi di una figura intrigante ed interessante:Enrichetta Caracciolo.Patriota,scrittrice,giornalista,Enrichetta Caracciolo (1821-1901) pubblicò nel 1864 "I misteri del chiostro napoletano",romanzo dai forti richiami autobiografici del periodo in cui,costretta dalla famiglia alla vita claustrale,visse nel Monastero di San Gregorio.
La lettura del libro è stata difficile per me e mi sono fatta aiutare dalla mia mamma.I primi capitoli sono dedicati all'infanzia dell' autrice,ai suoi primi amori,alla gelosia di Domenico,all'affetto sincero verso il padre "io amava,adorava questo padre con tenerezza non comune:l'amava piu' della madre,e non senza ragione".E poi la perdita del padre sino al suo ingresso nel Monastero.L'autrice racconta la vita monastica "senza veli",in tutta la sua crudezza: l’ignoranza,le gelosie,le ipocrisie,i rapporti clandestini ....I capitolo XIII e XIV (Le pazze, Le ladre) sono molto forti,mentre nell'ultimo capitolo (La liberta') Enrichetta abbandona il velo nero e rientra a Napoli.Ma a tornare non è la stessa donna e la Napoli in cui torna non è lo stesso Regno:tutto è cambiato.Enrichetta viene scomunicata delle autorità ecclesiastiche per le sue denunce ma anche per la sua fede repubblicana e antiborbonica ;ciononostante il libro venne accolto con grande interesse in Italia fino a farlo diventare il primo best sellers dell’Italia unita.All’estero fu tradotto (in francese,inglese,spagnolo,tedesco,greco,ungherese) e ripubblicato più volte.
Capitolo 1- L'infanzia
Non per menar vanto della chiarezza de’ miei natali, ma per debito di narratore, e per fare maggiormente conoscere in quali modi veniva dal governo borbonico avvilita l’indigena aristocrazia, senza che le classi inferiori ne riportassero alcun vantaggio, dico che una delle prime e più cospicue famiglie di Napoli è la Caracciolo, alla quale mi onoro di appartenere.
Mio padre, secondogenito di Gennaro Caracciolo, principe di Forino, nacque nel 1764. Abbracciò la carriera delle armi (ben tenue e scarso, per la legge allor vigente dei fedecommissi, essendo l’appannaggio de’ secondi nati), e sposò di quarant’anni una giovanetta palermitana, che ne contava appena quattordici. Teresa Cutelli (così chiamavasi la donzella) mi metteva alla luce il giorno 17 gennaio 1821, dopo quattro altre femmine, e mi dava il nome d’Enrichetta, nome d’una monaca zia paterna: una delle innumerabili offerte, che all’ordine di san Benedetto consacrò la mia stirpe.
Nacqui in Napoli nel palazzo di mia famiglia, poche settimane prima che l’Italia e la Grecia, questi due emisferi dell’antica civiltà, rialzassero la fronte a desiderii d’indipendenza; e non aveva che tre soli mesi, allorché dalla famiglia fui condotta a Bari, essendo stato mio padre (che giunto era allora al grado di maresciallo) chiamato per sovrana ordinanza al comando di quella provincia.
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